Sempre più aziende di tè vogliono vendere tè biologico. Se questo è il tuo caso, prima di riempire la vetrina con foglie verdi ed etichette che dicono “BIO”, è opportuno che tu capisca il concetto.
Nel mondo del tè, la parola biologico ha un significato molto concreto e, allo stesso tempo, molte sfumature.
Non è un semplice aggettivo carino né una vaga promessa: è un sistema di lavoro che interessa tutta la catena, dal giardino dove si coltiva la pianta fino al momento in cui il prodotto arriva nella tazza del cliente.
Capire cosa implica, e anche cosa no, è necessario per qualsiasi negozio o marchio che aspiri a offrire un catalogo coerente e affidabile.
Dalla nostra esperienza, come pionieri del tè biologico in Europa, condivideremo questa guida che mira ad aiutarti a capire cosa significa biologico nel tè e cosa no.
Cosa c'è realmente dietro il termine “biologico”
Quando un tè viene dichiarato biologico, ciò che c’è dietro è un modello di produzione con regole severe.
Nel campo, si limita l’uso di fertilizzanti e pesticidi sintetici, si promuovono suoli vivi con compost e materia organica, e si favorisce la biodiversità funzionale. Cioè, non si tratta solo di “non usare prodotti chimici”, ma di mantenere un equilibrio naturale che preservi la fertilità del terreno e la salute della pianta a lungo termine.
La tracciabilità è un altro pilastro chiave. Ogni lotto deve poter essere seguito dalla fattoria di origine fino all’imballaggio finale, e l’intero processo è soggetto ad audit annuali condotti da organismi di controllo indipendenti. Questi organismi esaminano i registri, effettuano ispezioni sul campo e in fabbrica, ed emettono i certificati che supportano l’uso del marchio biologico.
In questo senso, vendere tè biologico non consiste nel mostrare un logo, ma nel poter dimostrare documentalmente che tutto è in regola.
Nella quotidianità di un negozio questo significa qualcosa di importante: la certificazione non è un ornamento. È una documentazione viva che si rinnova, si archivia e si revisiona.
Come si traduce nel campo del tè
In una fattoria biologica il suolo viene trattato quasi come un essere vivente. Viene nutrito con compost, letami trattati o resti vegetali, viene protetto con coperture che conservano l’umidità e si evita la sua erosione.
Questo lavoro invisibile si ripercuote direttamente sulla pianta, che diventa più resistente ai parassiti, più equilibrata e, in molti casi, più espressiva in tazza.
I parassiti vengono controllati con strategie biologiche: predatori naturali, feromoni, densità adeguate, potatura e ombra.
Solo in casi specifici è consentito l’uso di fitosanitari naturali, come oli vegetali o sapone potassico, sempre sotto registrazione.
Il controllo delle erbe infestanti viene effettuato meccanicamente, senza erbicidi sistemici, il che implica più ore di lavoro, ma anche ambienti più sicuri per le persone e la fauna ausiliaria.
I semi e le talee, da parte loro, devono provenire da materiale vegetale non trattato con fungicidi o rivestimenti sintetici. Tutta questa cura si riflette tangibilmente nel prodotto finale.
Cosa non garantisce il marchio biologico
Il fatto che un tè sia biologico non lo rende automaticamente migliore. Il sapore dipende dalla varietà, dall’altitudine, dall’epoca di raccolta e dalla maestria del processo.
Esiste tè biologico straordinario e altri semplicemente corretti. Lo stesso accade nel tè convenzionale.
Nemmeno equivale a commercio equo, anche se molte piantagioni biologiche lavorano anche con standard sociali. Né garantisce l’assenza totale di residui: la certificazione cerca di minimizzare i rischi, ma può esserci contaminazione ambientale o tracce accidentali entro i limiti consentiti dalla normativa.
D’altra parte, il tè biologico non è decaffeinato; la teina (caffeina nel tè) è un composto naturale della pianta. E, infine, anche se può far parte di uno stile di vita sano, non è un prodotto medicinale né può essere comunicato come tale.
Il ruolo della fabbrica di tè
Il processo biologico non termina nel campo. Una volta raccolte, le foglie passano attraverso una catena di lavorazione che deve rispettare le stesse norme: pulizia delle attrezzature, segregazione fisica tra lotti biologici e convenzionali, registrazioni di ogni fase e controllo del flusso dei materiali.
L'importazione e la creazione di miscele
Affinché il tè che vendi nel tuo negozio sia etichettato come BIO, è necessario anche che l’importatore possieda il proprio certificato. Soprattutto se lo trasformerà, riconfezionando in sacchi più piccoli o creando miscele.
Gli ingredienti delle miscele biologiche: foglie, frutta, fiori, spezie… devono provenire da coltivazione biologica per poter essere inclusi nella percentuale BIO totale.
Per quanto riguarda gli aromi, la norma è chiara: sono ammessi solo quelli naturali ottenuti con mezzi fisici, enzimatici o microbiologici. E, cosa più importante, che siano composti per il 95% dall’ingrediente stesso.
Si controlla anche l’uso di pezzi di frutta o verdura disidratati, che non possono contenere conservanti o solfiti non ammessi. Gli additivi come coloranti o antiagglomeranti, abituali in altri settori, non hanno posto nello standard biologico del tè.
Etichettatura e tracciabilità: la parte visibile del sistema
L’etichettatura è il volto pubblico di tutto questo processo.
Deve anche specificare gli ingredienti e, se non è 100% agricolo biologico, indicare quale percentuale non è BIO.
Infine, ogni confezione deve includere il lotto e l’operatore responsabile, in modo che qualsiasi audit possa seguire la tracciabilità del prodotto senza interruzioni.
Per i negozi che lavorano con il proprio marchio, questo implica un doppio compito: verificare che i certificati dei fornitori siano validi e che ogni riferimento figuri nel loro allegato dei prodotti approvati.
In negozio: come mantenere l'integrità BIO
Una volta che il prodotto arriva in negozio, la responsabilità continua. Se viene venduto sfuso o riconfezionato, è necessario assicurare una segregazione fisica tra prodotti biologici e convenzionali.
Gli utensili, le tramogge o i cucchiai devono essere chiaramente differenziati, e i cambi di prodotto devono essere accompagnati da una pulizia documentata.
Etichettare le lattine contenitrici con il numero di lotto, la data di apertura e la scadenza è una buona pratica che semplifica gli audit ed evita confusioni.
I tè biologici, soprattutto i verdi e i bianchi, sono più sensibili all’ossigeno, alla luce e al calore. Applicare un sistema FIFO (first in, first out) aiuta a mantenerne la freschezza.
Ed è opportuno ricordare un dettaglio spesso trascurato: gli aromi impiegati nelle miscele biologiche sono volatili. Se si manipola tè aromatizzato non BIO nello stesso spazio, può profumare l’ambiente e “contaminare” quelli biologici vicini.
Per concludere, cosa significa per il tuo business il BIO?
Essere biologici non significa essere perfetti, ma essere impegnati. Il marchio BIO rappresenta una catena di responsabilità che inizia nella terra e termina nella tazza. Non assicura il sapore, ma prepara il terreno affinché la qualità si esprima pienamente.
Per un negozio o un marchio professionale, la chiave sta nel sostenere questa coerenza in ogni anello: mantenere la documentazione aggiornata, preservare l’integrità del prodotto nel punto vendita e comunicare con precisione e fatti verificabili.
Perché nel tè, come in qualsiasi prodotto agricolo, il biologico non è una tendenza: è un modo di lavorare che, ben compreso, rafforza la fiducia e il valore di ciò che offri ogni giorno.



